X
Saluzzo e il suo Marchesato, passando per Boccaccio e la nostra Griselda

Saluzzo e il suo Marchesato, passando per Boccaccio e la nostra Griselda

Nella vicinissima Saluzzo la storia stava prendendo un'altra piega, con la nascita di uno stato destinato a rimanere indipendente, con alterne fortune, per più di quattro secoli.
Il Marchesato ha inizio da Manfredo (m. 1175), figlio di Bonifacio del Vasto ed erede di una porzione dei vasti domini paterni situata fra il Po, le Alpi e la Stura.
Il passo successivo fu quello di Tommaso I (1244-96), che iniziò la costruzione del castello e annetté allo Stato il Comune e il distretto di Cuneo oltre alla valle della Stura, così che il marchesato alla fine del 13° secolo si presentava come un insieme abbastanza compatto, comprendente le valli della Stura, della Mellea, della Maira e del Po, nonché la pianura che, dalle Alpi Cozie, si incuneava in mezzo ai domini sabaudi fino a Carmagnola.
Circondato da ogni parte dagli Stati sabaudi e premuto a ponente dal Delfinato, ossia dalla Francia, il marchesato di Saluzzo, per salvare la sua indipendenza, dovette volta a volta appoggiarsi a una delle potenze vicine contro l’altra.
Chissà quanti saluzzesi nella seconda metà del Trecento lessero Boccaccio e il suo Decameron (terminato del 1353): proprio nella centesima novella incontriamo una Villanovettese, nostra illustre compaesana, la dolce, saggia e paziente Griselda, prima moglie dello scellerato Gualtieri, marchese di Saluzzo, crudele signore deciso a mettere alla prova la fedeltà e l'onestà della sua compagna di umili origini.
Tornando alla storia, ricordiamo Ludovico II (1475-1504), che, aspirando alla successione nel Monferrato, si trovò in lotta con Carlo I di Savoia, riuscendo a mantenere l'indipendenza del suo stato solo attraverso l'alleanza con il Re di Francia.
Rimane una traccia indelebile del suo operato nella storia della Castiglia, castello in posizione dominante sulla collina di Saluzzo, e nella realizzazione di quello che è considerato il primo traforo delle Alpi, il Buco di Viso, galleria profonda 75 metri e alta 2, costruita in tempi record (circa 18 mesi) fra il 1479 e il 1480. Questo tunnel era in grado di mettere in comunicazione la Valle Po con il vicino Queyras e permetteva il passaggio di carovane di muli con preziosissimi carichi di sale, vero oro dell'epoca, fondamentale per la conservazione dei cibi e per completare ed arricchire l'alimentazione del bestiame allevato in zona. Questo bene primario preziosissimo arrivava dalla laguna di Berre, nei presi di Marsiglia: non a caso nel gergo dei contrabbandieri della Valle Po il sale si chiama ‘bera’. Per via fluviale veniva trasportato fino al lago di Savine, attraversando la valle de la Durance. Quindi, attraverso il Queyras, arrivava al Marchesato di Saluzzo. Il Buco di Viso permetteva inoltre di accorciare notevolmente il viaggio verso Grenoble: da tre settimane a tre giorni!
In un'epoca di viaggi al limite dell'epico, l'apertura di una tale opera rivoluzionava la visione dei rapporti fra stati e garantiva un ventaglio sbalorditivo di nuove opportunità, facendo risparmiare ai mercanti del tempo le tasse e le gabelle sia sabaude sia francesi....Chapeau!
Questa stupefacente galleria è stata oggetto di un intervento di recupero che si è concluso nell'estate del 2014 e ha riportato alla veste originale il passaggio strategico, oggi visitabile in estate con una camminata su sentiero segnalato di circa tre ore.
Ludovico II, nel 1504, morì e da allora riposa nella cappella funeraria a lui dedicata nella chiesa di S.Giovanni, assolutamente da visitare per chi si trovi a Saluzzo... La moglie Margherita di Foix divenne reggente e, appoggiata dal fido collaboratore Francesco Cavassa (la cui casa, abbellita dagli affreschi di Hans Clemer, si conferma un gioiello amato dai saluzzesi), rimase alle redini del Marchesato anche dopo il raggiungimento della maggiore età da parte del figlio Michele Antonio.
Al principio del 16° secolo il Marchesato era ridotto in estensione territoriale e si limitava ormai alle valli del Po, della Varaita, della Maira, del Grana e del Bronda.
Con la pace di Lione (1601), il duca di Savoia, cedendo alla Francia la Bresse, il Bugey, il paese di Gex e il Valromey, otteneva il marchesato di Saluzzo.
Il destino del nostro territorio si univa definitivamente a quello della dinastia che avrebbe avuto tanta parte nella storia dell'Unità d'Italia.
Negli anni del Risorgimento, sono le parole toccanti e dirette del diario Le mie prigioni, (1832) del saluzzese Silvio Pellico imprigionato nel carcere dello Spielberg, a destare simpatia in Europa verso la causa patriottica italiana, mettendo in luce l'operato della Carboneria contro la dominazione straniera.

Il nostro territorio è sempre stato generoso per quanto riguarda la produzione agricola. Particolarmente importante è il comparto della frutticultura, presente fin dalle origini del Marchesato. Questa zona semi-pianeggiante a ridosso delle montagne è la culla perfetta dove far crescere a maturare dolcemente pesche, albicocche, susine “ramassin”, mele, pere e kiwi. I frutteti, baciati dal sole e riparati dal vento, riescono, ogni anno, a sorprenderci con la qualità dei frutti che donano. Noi di Cradel impieghiamo tanta buona frutta in molte nostre ricette, per offrire ai nostri consumatori una viva testimonianza dell’amore che ci lega a questa terra. Le Crostate Cradel e le Bugie Ripiene sono ricche di tanta buona frutta, così come le sorprendenti e gustose Torte Crumble. Ad ogni morso dei nostri prodotti ritroverai la sensazione della frutta matura colta e mangiata direttamente dalla pianta.